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    I 3 elementi che hanno reso Twin Peaks leggendario

    “Chi ha ucciso Laura Palmer?” una brava ragazza, popolare, dolce, bella e innocente figlia di un’importante famiglia ha trasformato miliardi di telespettatori in detective e acuti osservatori. Il caso diventa l’incubo di una cittadina americana di periferia, stretta intorno al cadavere di Laura.

    Twin Peaks: apripista della nuova serialità televisiva

    Kyle MacLachlan nei panni di Dale Cooper

    Commedia e leggerezza, le parole d’ordine della serialità televisiva che ha caratterizzato gli anni 80 sino al 8 aprile 1990. Per la prima volta, la tv entra nella tranquilla località montana di Twin Peaks, nello stato di Washington, al confine con il Canada. Non era prevedibile sarebbe stato un viaggio nel futuro di sola andata.

    David Lynch ha trainato gli spettatori verso il moderno concetto di serie tv trasformando i tempi ed il medium, anche attraverso la simpatia dell’Agente Speciale Dale Cooper, la fetta di torta alle ciliegie e quella “dannata tazza di buon caffè”.

    «La mente, come se fosse un detective, collega tutti questi frammenti e giunge a una conclusione. […]

    Il pubblico sa più di quel che i personaggi sanno, quindi quando gli spettatori vedono qualcosa, aggiungono conoscenza a quell’immagine»

    David Lynch

    Le parole di Lynch in riferimento all’interazione tra la serie originale di Twin Peaks e lo spettatore, effettivamente confermano il gioco, iniziato dalla serie, di incoraggiare lo spettatore a far emergere lo spirito da detective: siamo di fronte al mistero di un delitto che, per la prima volta, oltrepassa il tempo di un episodio e supera l’intera prima stagione.

    I 3 elementi di Twin Peaks sconosciuti fino agli anni ’90

    DaleCooper (Kyle MacLachlan) e Audrey Horne (Sherlyn Fenn)

    Agli inizi del 1990 era impensabile prolungare l’attesa per due stagioni. David Lynch e Mark Frost, creatori e autori della serie, decisero di cambiare le regole della televisione avvezza a una soluzione immediata.

    Un esempio: in “La signora in giallo” Jessica Fletcher è impegnata, in ogni episodio, su una differente scena del crimine. La trattazione del tema è molto familiare e leggero, ben poco scientifico e capillare.

    L’esistenza di elementi soprannaturali era assolutamente insospettabile dallo spettatore medio. La serialità conosciuta fino a quel momento si basava sulle vicende quotidiane dei personaggi, impegnati spesso a combattere il male. Nessuno avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a guardare l’agente Cooper rimanere bloccato per 25 anni nella cosiddetta Loggia Nera.

    Terzo punto, i canoni del poliziesco televisivo anni ’80 e del misterioso omicidio. Lo standard era stato imposto da “Magnum, P.I.”, ma Lynch sceglie di intrecciare il giallo di provincia, la soap opera e il thriller paranormale.

    Inserisce nei confini immaginati di una cittadina mondana, tutti i vizi ed i privilegi dell’America bigotta. Si viene a creare un microcosmo disturbato e terrificante, che rivela lo specchio rotto dietro una superficie di apparente serenità e perbenismo.

    Il risultato? Sul piccolo schermo arriva qualcosa in più dei misteri intorno ad un omicidio.

    Twin Peaks: se non l’hai vista, ecco perché devi recuperarla!

    Le immagini idilliache e gli intrecci oscuri fanno apparire Twin Peaks avvolta da un’atmosfera fitta di mistero in cui gli interrogativi doppiano le risposte fornite e sorvolano gli oceani.

    Dentro e fuori lo schermo, il mondo di Twin Peaks appare onirico, simbolico e stravagante, fa accapponare la pelle per i suoi singolari abitanti e per i boschi e le cascate, la pioggia battente, il vento che spinge le finestre e fa cigolare i portici.

    In un rapporto diretto con la natura e l’irrefrenabile impulso riproduttivo del filo d’erba, che si erge dall’asfalto in una forma di predominante ribellione contro la ferma repressione. Il filo d’erba si ripiega su se stesso, indebolito e privo di luce, fragile e cagionevole risente dell’ostruzione. Immaginando sia in grado di provare emozioni, quel filo si forgerà dell’ira che la repressione dell’asfalto ha imposto al suo naturale sviluppo.

    La repressione è un sintomo comune per la società contemporanea, soprattutto tra le donne tradizionalmente educate a contenere la propria naturale aggressività. La rabbia tenuta dentro finisce spesso col ritorcersi contro sé stessi, trasformandosi in depressione.

    La criminalità è parte integrante di ogni realtà sociale, anche la più piccola in cui il mantra di ogni abitante rimane il “ci conosciamo tutti”.

    In conclusione, Twin Peaks ha un’anima, fatta di scheletri negli armadi e fili d’erba ripiegati su sé stessi, premonizioni angoscianti, ultima/non ultima

    «Ti rivedrò ancora fra venticinque anni»

    Lo spirito di Laura Palmer all’agente Cooper, gancio narrativo per la terza stagione prodotta nel 2017. Questa volta Lynch mostra con maggiore evidenza la macchina cinematografica e chiede allo spettatore di mantenere la mente attiva. Imparare le regole ed i meccanismi affinché possa compiere un ulteriore passo, addentrando l’appassionato a superare lo schermo, la storia e il mistero.

    L’occhio del genio entra in tutte le case del mondo

    Twin Peaks è la metafora onirica nella quale il genere umano riesce a riconoscersi, che sia in un personaggio o in una situazione. Lynch e Forst inseriscono il mistero della vita, pregi e difetti dell’umanità entrando nell’immaginario collettivo. Non solo per il merchandising negli anni, ma per essere tutt’oggi fonte di ispirazione.

    Dal pavimento a zig zag della Red Room, la figura onirica del Nano e del Gigante, all’episodio cruciale in cui l’attesa è una lenta agonia costruita ad arte con visioni di cavalli bianchi e movimenti lenti.

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