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    Marco Cattaneo conquista i ragazzi nella seconda giornata del Magna Græcia Experience

    La seconda giornata del Magna Græcia Experience ha come protagonista lo sport che si intreccia con la storia, a raccontarlo è Marco Cattaneo, oggi giornalista sportivo di DAZN Italia e Sky Sport ha lavorato per molto tempo per un programma per bambini su Disney Channel parlando di calcio ai suoi esordi.

    Autore di diversi libri per bambini proprio sul calcio e non solo, Marco si è confrontato con il suo pubblico preferito, i giovani.

    Dopo la visione di Fuga per la vittoria, film del 1981 diretto da John Huston ispirato ad una storia vera, il giornalista comincia parlando di come lo sport nel corso della storia abbia molte volte interrotto i conflitti portando una sorta di pausa all’interno dei Paesi colpiti dalla guerra ma anche di come alcune volte si sia rischiato di accendere la miccia, provocandone un’esplosione.

    Marco Cattaneo al Magna Grecia Experience – Foto di Cristina Nifosi

    Il ricordo di Weisz, Smith e Carlos

    Marco ricorda ai ragazzi una data particolare che in maniera casuale è stata proprio quella del 16 ottobre, esattamente nel 1938 Árpád Weisz, calciatore ungherese e successivamente diventato allenatore vincendo uno scudetto con l’Ambrosiana e altri due con il Bologna, fu vittima delle leggi razziali in Italia e con l’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale fu arrestato e deportato ad Auschwitz dove poi morì.

    “Il 16 ottobre 1938 fu l’ultima partita Bologna-Lazio guidata da Weisz e quelli presenti allo stadio durante quella giornata notarono che l’allenatore era particolarmente assente nonostante la vittoria della sua squadra. Di nuovo guerra e sport si intrecciano.”

    Ripercorre sulla linea temporale un altro 16 ottobre ma del 1968 e ricorda Tommie Smith e John Carlos che sfidarono il razzismo con un pugno chiuso sollevato durante la loro premiazioni alle Olimpiadi a Città del Messico, gesto che in quel periodo storico dove le persone di colore non avevano alcun diritto, suscitò molte polemiche.

    “Quando uno sportivo riesce a dire in un contesto simile qualcosa di rilevante quel pensiero arriva alla gente, alla massa, ai giovani che ancora devono sperimentare ed è proprio per questo che a mio parere lo sport andrebbe insegnato nelle scuole.”

    Sindelar, il patriota austriaco che sfidò il regime nazista

    Prosegue con un altro calciatore che ebbe un impatto molto forte grazie ad un suo gesto durante un periodo storico molto delicato, quello del 1938. Matthias Sindelar è stato uno dei giocatori più forti della storia, era austriaco, Hitler era già diventato Fuhrer e in quello stesso anno le truppe tedesche invadono l’Austria.

    Hitler organizzò una partita di calcio contro gli austriaci, in quegli anni era la squadra europea più forte e il dittatore voleva dimostrare che la Germania era migliore dell’Austria e di tutto il resto del mondo non solo militarmente, perché stava conquistando a grandi falcate tutti i territori, ma anche sportivamente.

    “Ignoravano però che nell’Austria giocava Matthias Sindelar chiamato ‘carta velina’ soprannominato così perché molto magro. Non aveva un ruolo fondamentale, fu definito pioniere del ‘falso nove’ per questo motivo. Nel 1938 le alte cariche naziste fanno irruzione negli spogliatoi per ribadire lo scopo di quella partita organizzata dalla Germania, ovvero che l’Austria avrebbe dovuto perdere altrimenti avrebbero avuto un epilogo poco felice.” L’Austria perde volutamente molte occasioni per vincere quella partita, ma Matthias e il suo compagno di squadra, nonché amico, Karl Sesta segnarono il raddoppio per la definitiva vittoria del 2-0 degli austriaci sui tedeschi.

    Alla fine della partita, i calciatori, furono chiamati a salutare nuovamente le autorità tedesche presenti in tribuna e tutti fecero il saluto nazista tranne Sindelar e Sesta, tra l’altro gli autori dei gol, che si rifiutarono.

    Sindelar decise di non andare a giocare con la Germania, finse un infortunio ma il gesto di quella partita gli costò la vita un anno dopo.

    “Il messaggio che diede Sindelar fu un messaggio di grande orgoglio e di grande coraggio, come quello dei due atleti alle Olimpiadi.”

    Scandalo nel basket e razzismo, lo sport negli anni della Guerra Fredda

    Marco Cattaneo ripercorre un altro momento sportivo storico avvenuto durante gli anni della Guerra Fredda, nel 1972, proprio tra USA e URSS, una partita di basket che segnò uno scandalo senza eguali. Gli americani erano i favoriti ma anche la squadra dell’URSS era molto forte. La partita è agguerrita, una squadra tiene testa all’altra ma tutto accade negli ultimi tre secondi a differenza di un punto: Gli USA sono sotto di un punto e hanno due tiri liberi, li segnano e vanno avanti 50-49. In questi tre secondi si racconta che il mondo sia stato ad un passo dal conflitto mondiale.

    “Dalla Casa Bianca venivano dati ordini all’allenatore della squadra e dall’altra parte arrivavano ordini dal Cremlino, la tensione era tangibile e i tre secondi finali si giocarono tre volte, questo perché un’azione dei Sovietici venne annullata e avrebbero dovuto rigiocarla ma in realtà quello che fecero era ripeterla tante volte finché l’URSS non avesse vinto sugli USA.”

    Nel 1998 la Francia era una squadra multiculturale e molti francesi non si identificarono con la nazionale proprio per questo motivo. Thuram segnò due goal storici l’8 luglio, nella semifinale contro la Croazia portando la nazionale francese alla qualifica della finale contro il Brasile e il 12 luglio la nazionale bianca rossa e blu, porta a casa il mondiale.

    Thuram proveniva da una famiglia numerosa trasferitasi a Parigi dalla Guadalupa dopo i primi anni di vita con i suoi fratelli e sua madre, all’epoca il razzismo era molto vivo anche in Europa e nonostante adesso il cambio culturale abbia avuto un impatto molto forte soprattutto in un Paese come la Francia, Lilian Thuram fu vittima di razzismo fin dalla tenera età, dalla scuola fino ai suoi esordi calcistici come purtroppo accade anche oggi con alcuni giocatori ma nonostante questo quei due goal contro la Croazia, fecero cambiare il pensiero di molti francesi.

    L’opinione pubblica francese cambia dopo questa vittoria e comincia a pensare che sia una nazione che sta facendo un grande salto in avanti, forse senza il calcio sarebbe avvenuto comunque ma più lentamente, l’impatto sportivo ha in qualche modo accelerato questo processo.

    “Quando non ci sarò più su questa terra, quei due gol saranno ancora ricordati”

    “Quante volte sentiamo gli slogan che bisogna vincere a tutti i costi? Non è vero, non bisogna per forza vincere perché se si partecipa con impegno con passione se si rende orgoglioso il proprio pubblico se ci si mette la determinazione e la passione e si riescono a trasmettere i valori attraverso quei messaggi, allora anche se in campo hai perso 3 a 0 potrai dire di aver vinto perché il senso più profondo dello sport alla fine lo hai raggiunto.”

    Cattaneo ha risposto ad alcune domande da parte degli studenti, confrontandosi anche su tematiche riguardanti le insicurezze che possono portare un giovane ad allontanarsi dallo sport, prende come esempio Lionel Messi che nonostante la sua bassa statura è diventato uno dei calciatori più forte del mondo e di Zlatan Ibrahimovic, cresciuto in un ghetto svedese non aveva una situazione familiare ideale, anzi tutt’altro ma nonostante questo anche lui è diventato uno dei giocatori più forti del mondo.

    Marco Cattaneo – Foto di Cristina Nifosi

    “Sono anche questi gli insegnamenti legati allo sport, sono le piccole storie che riguardano ognuno di noi, alle difficoltà che abbiamo, alla fatica che facciamo a socializzare, ai problemi che abbiamo a relazionarci con gli altri, a sentirci insicuri o meno forti o meno preparati di altri… poi quando ci troviamo davanti ad un pallone, in una palestra, in un campo da calcio o davanti ad un canestro siamo tutti uguali, lo sport è la cosa più democratica che esista perché se qualcuno di voi si sente insicuro o in soggezione o in difficoltà con gli altri, andate a prendere un pallone e vedrete che tirando calci all’incrocio dei pali o facendo quello che vi piace di più facendo sport, non esistono più le differenze e questa è una delle grandi forze che secondo me ha lo sport.”

    Conclude dicendo qualcosa di sentito ai ragazzi che hanno prestato molta attenzione al suo intervento, li rassicura:

    “Non c’è chi vince o chi perde, siamo tutti parte della stessa medaglia, vinciamo e perdiamo solo che una volta si vince e una volta si perde.”

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