Ad aprire la terza edizione del Magna Græcia Experience è Marco Risi, regista italiano che ha firmato molte pellicole come Vado a vivere da solo del 1982, Il muro di gomma del 1991, Maradona-La mano di Dios e molti altri.
Nella giornata del 16 ottobre il regista ha parlato con i ragazzi del suo film Fortapàsc, con protagonista Libero De Rienzo nei panni di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso nel 1985 dalla camorra a soli 26 anni.
La storia che racconta Risi è quella del giornalista Giancarlo Siani, redattore de Il Mattino a Torre Annunziata, Siani si occupa di notizie relative a cronache nera che riguardano soprattutto fatti appartenenti alla malavita partenopea, in particolare i boss camorristi di quegli anni e comincia ad indagare scoprendo diverse cose che porteranno successivamente all’arresto del boss.
Purtroppo però nel 1985 Giancarlo Siani venne ucciso a distanza di poco tempo dal suo ventiseiesimo compleanno, la sua curiosità e il suo continuo indagare lo condussero dritto alla morte, solo per aver fatto il suo lavoro.
Il regista, ha interagito con gli studenti in un incontro moderato da Domenico Iozzo, spiegando la storia dietro l’ideazione del film e di come sia stato scelto il cast, dei rischi che comportò mettere in scena una storia drammatica come quella di Siani e di tutto quello che circondò la sua breve vita, una guerra continua contro la malavita che voleva combattere attraverso le notizie, per denunciare l’omertà.
Marco Risi ha raccontato aneddoti relativi alla produzione del film, di come la sceneggiatura fosse stata fatta anni prima ma dati alcuni problemi con il cast l’uscita è slittata al 2009. Andrea Purgatori venuto a mancare poco tempo fa, ha contribuito alla sceneggiatura di Fortapàsc scrivendo in particolare una scena. Marco lo definisce un grande amico e lo ricorda con molto affetto, la perdita di un giornalista di un grande spessore come Purgatori ha lasciato un vuoto immenso all’interno del giornalismo italiano.
Risi parla della difficoltà nel girare l’ultima scena:
“Abbiamo rimandato tante volte l’ultima scena, quella in cui veniva ammazzato perché in qualche modo non volevamo che morisse. La girammo gli ultimi tre giorni e mentre stavamo girando un uomo in motocicletta si fermò vedendo la macchina perché riconobbe la targa di Giancarlo Siani” ha aggiunto inoltre “la macchina che viene utilizzata nel film è la vera macchina di Siani dove è stato ucciso, l’abbiamo solo riverniciata e una volta cambiata la batteria non ci ha mai abbandonati come se in qualche modo sapesse di dover portare a termine ciò che stavamo raccontando“ ha detto il regista ripercorrendo i periodi di set a Torre Annunziata e sempre parlando del legame con il giornalista scomparso, ha ricordato con piacere il rapporto con la famiglia di Siani “quando senti la fiducia dei parenti, del fratello dei nipoti, senti di avere una grande responsabilità.
Ognuno di loro ti dice una cosa diversa da quella che ti aspettavi, un dettaglio, un modo di fare che grazie ai ricordi dei suoi amici, dei parenti, delle sue amanti mi hanno aiutato a mettere insieme i pezzi per costruire il personaggio. Anche l’uomo che si è fermato dopo aver riconosciuto la targa ha messo in guardia la troupe – in maniera benevola – di rendere Giancarlo il ragazzo dal cuore grande che era”.
Parla del fratello di Giancarlo, di come lo abbia accolto a casa sua e di come gli abbia fatto toccare i vestiti che portava, dell’immensa fiducia datagli raccontandogli frammenti di vita quotidiana, ogni dettaglio era fondamentale per unire i pezzi di un mosaico e rendere il film più vicino possibile alla persona che era Giancarlo; “non voleva fare l’eroe, voleva fare il suo lavoro onestamente. È diventato un eroe dopo per aver raccontato la verità e dopo essere stato ucciso” ha detto.
Com’è cambiato il modo di raccontare questo mondo ai ragazzi?
Marco Risi cita una scena del film in cui Siani si trova a parlare in una palestra di una scuola con dei ragazzi “Ma allora non c’è speranza? La speranza siete voi. Cambiare le cose, renderle migliori perché se non si fa così si andrà sempre peggio.” E si accoda al discorso recitato da Libero e sottolinea il fatto che sono proprio le nuove generazioni ad avere il futuro di questo mondo nelle proprie mani, il cambiamento deve partire dai singoli individui e dai giovani, che rimarranno qui molto molto tempo.
Come hai coinvolto il cast di fortapàsc?
“Libero de Rienzo inizialmente mi ha fatto un po’ paura per il ruolo che avrebbe dovuto interpretare perché Libero era molto cupo, molto introverso ed è proprio per questo che è stato un grande attore perché una volta sul set si è trasformato. Ennio Fantastichini era un bravo attore che però non voleva fare più ruoli da cattivo ma alla fine ha accettato e ha fatto un gran lavoro. Salvatore Cantalupo che ha fatto anche una parte in Gomorra è stato molto bravo e Massimiliano Gallo, nonostante abbia avuto una parte molto particolare è stato all’altezza ed ora è un attore di grande successo.”
La scelta artistica di mettere la colonna sonora di Vasco e il sorriso di Giancarlo prima che lo sparassero
“Quella sera c’era il concerto di Vasco a Napoli e lui sarebbe dovuto andare e la scelta del brano non è appunto casuale. Con Libero abbiamo deciso diversi dettagli che poi hanno portato alla scena finale come il sorriso e il tremolio della mano di uno dei due, perché sono due ragazzini e hanno paura di quello che stanno per fare e il sorriso è proprio un gesto che abbiamo interpretato come una sorta di perdono da parte di Giancarlo, per sottolineare in qualche modo che quei due ragazzi erano solo burattini appartenenti ad una rete di fili mossi da qualcuno di più grande, una manovalanza” cosi l’ha definita “contavano poco ed è proprio per questo che li perdona.
Io non so se effettivamente Giancarlo abbia davvero sorriso, se abbia avuto il tempo materiale di guardare in faccia i suoi assassini che gli spararono dieci colpi per assicurarsi che fosse davvero morto, non lo so ma volevo che fosse così. Lui è stato l’unico giornalista napoletano ad essere stato ucciso dalla camorra.”
Nuovi progetti
In conclusione è stato chiesto da Domenico Iozzo quali sono i nuovi progetti di Risi:
“Il mio nuovo film si chiamerà ‘Il punto di rugiada’ e parla di due ragazzi venticinquenni sbandati, spacciatori e drogati che frequentano brutti giri e uno dei due sfregia una ragazza e anziché andare in carcere vengono messi in un centro con degli anziani e si crea inizialmente una sorta di rivalità con loro ma alla fine nasce un rapporto tra uno dei ragazzi e un anziano di nome Dino (come mio padre) e ovviamente non vi dico come va a finire.” […]
“Un altro progetto che vorrei cominciare è la storia di un ragazzo trans ucraino, mi ha ispirato una ragazza che lavora a casa mia anche lei di nazionalità ucraina, fidanzata con questo ragazzo. Dopo il cambio di sesso e dopo aver preso tutti i documenti nel suo Paese, non può tornare in Italia perché scoppia la guerra e gli uomini sono costretti ad arruolarsi, mentre le donne possono passare i confini.”
Il significato di fortapàsc e il significato che assume nella vita di Giancarlo
“Volevamo un titolo un po’ strano, ed effettivamente a sentirlo non arriva subito ma adesso è quasi diventato un simbolo” ha detto Marco “la parola fortapàsc evoca il Fort Apache della tradizione western rendendo il senso dell’assedio alla città da parte della malavita ed è proprio per questo che ho deciso di dare questo nome al film, dato che negli anni ’80 Torre Annunziata veniva chiamata così a causa del sangue versato per la camorra.”
A Marco Risi è stato dato un riconoscimento da parte del Magna Græcia Experience, consegnato da Gianvito Casadonte, il nostro direttore artistico.
“Poteva essere bella quella pioggia, poteva pulire tutto e invece a torre annunziata anche l’acqua si trasformava subito in fango.”