Prendi un matrimonio e spoglialo delle apparenze, delle sue imperfezioni, delle cose non-dette che negli anni si sono accumulate.
Ciò che rimane è amore, odio, desiderio, scelte giuste e scelte sbagliate.
Nei cinque episodi di Scene da un matrimonio, prodotto da HBO e disponibile in Italia su Sky Atlantic e NOW TV, c’è tutta la complessità delle dinamiche più private della coppia, apparentemente solida nella sua intimità.
Scene da un matrimonio è…
…Una casa americana perfetta, con vialetto e giardino, su due piani.
…Una bambina dolcissima e una coppia bellissima composta da Jonathan e Mira, interpretati magistralmente da Oscar Isaac e Jessica Chastain.
…Un matrimonio lungo dieci anni, di cui quattro di tormenti e fraintendimenti.
…Un divorzio, un trasloco, l’accettazione del tradimento e, soprattutto, pagine e pagine di dialoghi taglienti che acquistano sempre più la trasparenza della verità.
…La routine composta da gesti che comportano distanza, nella vita come in casa, risultando mondi distanti per stile di vita e atteggiamenti. Eppure nei loro eccessi è possibile rispecchiare esperienze e scelte reali.
“Nel pieno della notte senza troppo clamore, in una casa buia, in qualche parte del mondo”
Da spettatore si assiste alle confessioni e le recriminazioni di due persone che, indubbiamente, si amano e si odiano allo stesso tempo e questo dualismo, di punto in bianco, implode nelle quattro mura della camera da letto.
Scene da un matrimonio è troppo lento e noioso?
Potrebbe risultare lento, poiché la lentezza è data da una narrazione priva di effetti speciali e di “entertainment”, vale a dire che non c’è la spettacolarità dei fuochi d’artificio.
Scene da un matrimonio affronta le difficili questioni umane, interpersonali e le incomprensioni tra due persone. Si può dire che gli effetti speciali sono dati dal progressivo cambio di atteggiamento e di relazione che lega Jonathan e Mira, invece che dalla Computer Grafica.
Un difetto di fabbrica forse c’è
È la ricerca di canoni identificativi che inseguono l’immaginario comune. Il volere, a tutti i costi, portare il pubblico a rivedersi nella coppia, se non totalmente almeno in parte, rende artificiosi alcuni dialoghi o certe reazioni, provocando uno shock empatico tra il ruolo scritto e quello interpretato. In questo i due interpreti sono magistrali, poiché recitano con il corpo, con gli sguardi e nei silenzi.
C’è un punto, circa a metà della storia, in cui marito e moglie sono i fantasmi di sé stessi.
Dalla realtà al set
In ognuno dei cinque episodi si assiste al passaggio da Jessica a Mira e da Oscar a Jonathan, la transizione dalla realtà alla finzione, dimostrandone la stretta vicinanza, fino al caldo abbraccio finale che svela il legame (reale!) che unisce Oscar Isaac e Jessica Chastain.
La prospettiva di una coppia americana di oggi diventa lo status symbol delle coppie moderne. Come un treno impazzito, la storia investe gli spettatori silenziosi davanti lo schermo e stimola il dialogo, il dibattito su reazioni, relazioni e punti di vista.
Certe dinamiche rimangono immutabili, nonostante il disturbo a tratti insopportabile degli smartphone, dotati sempre di un ottimo tempismo.
Differenze o contemporaneità?
Le coppie spettatrici si mettono a confronto con la coppia di scena e, già com’era accaduto nel 1973 con l’opera originale di Bergman, si tende a mettersi a nudo, gettando nel pentolone punti di vista e sentimenti che nella routine si nascondono.
Perché nasconderli? Si omettono in favore dell’una o l’altra situazione in divenire. Ecco quindi che arriva la bravura della sceneggiatrice, Amy Herzog, che mette a nudo le coppie, tanto sullo schermo e quanto di fronte alla tv, con litigate composte da domande a cascata e altre caratterizzate dalle parole violente, quelle dette per ferire, sino alla violenza fisica usata per sfogare sentimenti che non trovano altro spazio per essere espressi.
Se nella versione originale di Bergman e in Storia di un matrimonio, con Scarlett Johansson e Adam Driver, era l’uomo a tradire, in questa versione di Hagai Levi è lei la fedifraga. È Mira a cercare i propri spazi, a cedere alle avances dell’etnico e affascinante collega più giovane e vorrebbe fuggire con lui verso una vita distante, non solo geograficamente.
Le insicurezze della coppia si alimentano dei disagi personali. Un amore strampalato e un amore complicato, con le difficoltà di gestione di un sentimento che ha continuamente bisogno di foraggiarsi, ritrovando forza e purezza solo una volta liberatosi del vincolo matrimoniale.
Entrambi i matrimoni di scena moderni, tanto quello tra Johansson e Driver che in quello tra Chastain e Isaac, si concludono con un divorzio, in linea con l’attitudine contemporanea, mentre ai tempi, il matrimonio di Bergman cerca soluzioni per andare avanti, per tenere duro e dimenticare, o solamente nascondere sotto il tappeto.
I bambini hanno un ruolo marginale nelle produzioni moderne. Il figlio di Storia di un matrimonio, come la figlia in Scene da un matrimonio, sono una pedina con cui scoprire aspetti che, in prima battuta, non potevano evidenziarsi, passando dall’essere un “problema risolvibile” condividendolo alternativamente, come un pacco da spedire, fino alla miccia che svela le fragilità e porta al crollo, come nel caso di Mira che tramite l’atteggiamento della figlia torna a desiderare il suo matrimonio, la sua casa e la sua vita.
Se nel film Storia di un matrimonio lo spettatore rimane distante e la narrazione sembra costruita e fredda, in Scene da un matrimonio il conflitto è forte e chiaro, talvolta assurdo e disturbante, ragion per cui si avvicina molto alla miniserie di Bergman.
È strano ascoltare la tempesta di domande di Jonathan alla moglie riguardo la sua relazione extraconiugale con un uomo che lei gli descrive come qualcuno…
“che non ti piacerebbe, rideresti di lui”
quasi fosse la confessione di una ribellione. E quella casa che è amica e nemica, nella quale tutto si svolge e che dietro la sua apparente perfezione, nasconde l’ambiguità dell’amore che non riesce più a trovare la sua strada.
Anche dopo che il campo di battaglia è stato abbandonato, quando l’interno è mutato seguendo le nuove vite che ora la abitano, rimane per Jonathan e Mira il primo rifugio in cui tornare per fingere, in una sola notte, di fuggire dalla realtà.
Il set come specchio della realtà e l’inversione della medaglia
Quando la vita ha preso altre vie e lo spettatore è dentro l’amore travagliato tra Jonathan e Mira, ne conosce gli aspetti più intimi e perversi, solo all’ora la storia ti restituisce la narrazione originale: un bambino e una madre traditi.
Jonathan continua ad amare l’ex moglie, mentre Mira sceglie di non legarsi. Lei giustifica il suo bisogno di fuga con una madre infedele a sua volta, ma è davvero un gene ereditario? O solo un aspetto caratteriale o, ancor più nel caso di Jonathan, la dipendenza da qualcuno a cui non riesci a dire addio?