Prendere posizione è difficile e, spesso, determinante sulla propria immagine sociale. C’è chi sceglie di schierarsi per sincero interesse e chi, più o meno platealmente, ne sfrutta l’eco mediatica. Oggi, come negli anni ’60, esistono personalità nate per battersi contro il sistema, spesso incuranti dei rischi verso il proprio lavoro e la propria vita. È il caso dell’attrice Carla Gravina.
Chi era Carla Gravina?
Spesso spinta all’ombra delle cronache, Carla Gravina è stata una grande attrice e attivista, le cui scelte furono determinanti per la sua intera carriera. Era il 1958 quando l’amore ostacolato tra Maria, figlia di un netturbino e Paolo, figlio d’avvocato, era considerato dalla stampa come “verde amore adolescenziale” o ancora “sensibile, grazioso e incantevole”.
Carla Gravina, nel ruolo di Maria nel film “Amore e chiacchiere” di Alessandro Blasetti, era al suo secondo impegno cinematografico e recitava accanto a Vittorio De Sica (il padre di Paolo) e, poco più che 18enne, vinceva il premio Vela d’argento per la migliore interpretazione femminile al Festival internazionale del film di Locarno. La sua carriera aveva tutte le carte in regola per decollare.
Un’attrice con una bellezza particolare e un talento spontaneo per la recitazione, che il regista Alberto Lattuada aveva scoperto per caso in una ragazzina di 14 anni ferma fuori dalla scuola e la fece debuttare nel mondo cinematografico nel cast di “Guendalina”.
A seguire, arrivarono Mario Monicelli con “I soliti ignoti”, il primo ruolo da protagonista in “Primo amore” di Marco Camerini, seguito poco dopo dai panni di “Esterina” nel fim di Carlo Lizzani, in cui Gravina recitò accanto a Domenico Modugno. Con Lizzani, arrivò la prima candidatura come migliore attrice protagonista ai Nastri d’argento, era il 1960 e la società, il modo di comunicare, le ideologie, il mondo iniziava a cambiare.
Carla Gravina era giovane e affamata di vita, si lasciò coinvolgere dai movimenti sociali dell’epoca e, oltre a essere una professionista del cinema e del teatro, divenne una militante, attivista, battagliera, per nulla succube o arrendevole nei confronti di una realtà che sapeva essere sbagliata e voleva cambiare a suo modo.
Portò le lotte femministe al cinema interpretando ruoli in film d’autore, come dimenticare nel 1980 “Maternale” di Giovanna Gagliardo, in cui da prova di perseveranza e adattamento anche nelle situazioni più difficili con performance memorabili.
Lo scandalo e l’allontanamento dal cinema
Nel 1961 arrivò sua figlia Giovanna. La nascita di un figlio è un momento fondamentale per la vita di ogni donna, ma per colpa del bigottismo e delle imposizioni morali dell’Italia degli anni ’60, per Gravina segnò l’inizio dello scandalo. Giovanna era il frutto della relazione con il collega Gian Maria Volonté, un uomo sposato che, per legge, non poteva riconoscere la figlia.
Gli attori si erano conosciuti interpretando Romeo e Giulietta a Verona e nonostante lei fosse già un’attrice molto più nota, nonostante i suoi 20 anni d’età, la faccenda la allontanò per alcuni anni dal cinema, con l’annullamento di contratti importanti.
Non fu un caso isolato: Le donne “colpevoli” degli anni ’60 e ’70
La storia di Carla Gravina non è un caso isolato. Negli anni ’60 accadde anche a Stefania Sandrelli e a Mina, entrambe “colpevoli” di aver avuto relazioni e gravidanze da uomini sposati, ma capaci di affermarsi come icone del cinema e della musica italiana. Così anche alle poche donne, tra cui la stessa Gravina, che a partire dagli anni ’70 si scontrarono con “la censura sociale” contro le scene di nudo considerate immorali.
Non solo la gravidanza da Volonté, ma a mettere a rischio la carriera anche una scelta che, a pensarci oggi, fa sorridere. Ha dell’assurdo pensare che una scelta così profondamente legata all’interpretazione di una scena e di un personaggio diventasse un motivo di enorme scandalo e di come, a distanza di quasi 60 anni, rappresenti la normalità.
Nonostante il mezzo secolo di distanza, sono donne che rimangono un simbolo di cambiamento e di trasgressione, rispetto a una società bigotta e reticente nell’offrire alcun supporto, piuttosto incline a chiudere ogni possibilità di riscatto a quelle donne accusate di essere indisciplinate e immorali per aver scelto di esistere, invece di soccombere.
Non hai mai visto un film con Carla Gravina?
Se non hai mai visto un film con Carla Gravina, allora il mio consiglio è certamente di cercare “La Terrazza” di Ettore Scola. Scritto e diretto dal grande maestro del cinema italiano, il film sembra strutturato sulla figura di Carla Gravina, di cui la protagonista riprende il nome. Carla è una giornalista che rivendica la propria autonomia intellettuale e fisica dal marito Luigi, interpretato da Marcello Mastroianni, uno degli emblemi del tramonto dell’epoca neorealistica.
È particolarmente significativa la scena al ristorante in cui, durante un lungo dialogo tra Carla e Luigi, si evidenzia la rivincita del nuovo sull’assoggettamento del vecchio, incarnato nell’anziano marito convinto di averle insegnato tutto e di averla resa ciò che è. In “La Terrazza”, Gravina appare in tutto il suo splendore artistico e caratteriale, raggiungendo il trionfo al Festival di Cannes del 1982.
Carla Gravina: 5 agosto 2021
«Ho deciso di uscire di scena nel 1994: lavoravo da quando ero adolescente, desideravo fare finalmente il giro del mondo»
Ha dichiarato la Gravina a IoDonna il 10 aprile di quest’anno, dando prova del suo spirito combattivo, nonostante l’età. Oggi nell’augurarle un Buon 80° Compleanno, vogliamo ricordare l’artista e la donna, esempio di coraggio e perseveranza indomita, come simbolo di tutte le generazioni di donne.
Nell’epoca dei Leoni da tastiera e delle Pecore sociali, la facilità – e superficialità – delle modalità di comunicazione agevola la confusione reale e non reale, tra un’ideale e un semplice messaggio di apparenza, ma icone come Carla Gravina ci ricordano l’importanza di rispettare sé stesse.