MGFF School in the city è un percorso costruito per il presente e per il futuro dei Ragazzi, tracciato dalla visione di film scelti allo scopo di sensibilizzare e affrontare, in presa diretta con i registi, tematiche importanti e contemporanee. Il progetto ha previsto il supporto fondamentale di Rai Play e MyMovies per la visione dei film e del giornalista Antonio Capellupo.
Il settore primario e l’inquinamento percepito nei territori tarantini sono le tematiche affrontate dal terzo incontro del del Magna Graecia School in the city con l’analisi del lungometraggio “Semina il vento” assieme al regista Danilo Caputo, presentato a Berlino e altri festival che hanno evidenziato il respiro europeo del suo progetto.
«Sono stato via molti anni e ogni volta che tornavo a casa, sentivo la rassegnazione tra gli abitanti di Taranto, ma non è per l’inquinamento ambientale. E’ nata l’idea dell’inquinamento mentale»
Il regista pugliese ha raccontato come l’arrivo dell’ILVA abbia sconvolto le province contadine tarantine. Dapprima accolta come un miracolo economico, a cui è seguito uno stravolgimento sociale che ha trasformato i contadini in operai. «E’ una dinamica un po’ perversa, come una relazione tossica: ci convinciamo di non avere alternative anche se ci fa male e l’unica via di fuga è la rassegnazione» ha concluso il regista, avvalorando le proprie tesi con i casi realmente accaduti, saltati alla cronaca nazionale, come il caso di Vincenzo Fornaro, proprietario di masseria che per primo ha intentato una denuncia contro la fabbrica, una volta riscontrata della diossina nelle sue pecore.
Retroscena
Danilo Caputo ha raccontato la necessità di riportare in “Semina il vento” i suoni naturali così come possono essere ascoltati dal vivo:
«La resa in registrazione non è uguale al suono originario, per questo ci siamo affidati ad un rumorista che ricreasse in studio determinati suoni, così che potessimo scegliere quale evidenziare in scena. Il nostro orecchio, unito al cervello, fanno un lavoro straordinario, che è molto difficile da replicare nel cinema.»
Consigli per il futuro
Prestare attenzione a suoni e dialoghi quando si guarda un film, è questo il consiglio di Danilo Caputo ai giovanissimi.
«Ciò che ascoltiamo tende a focalizzarsi su alcuni suoni in particolare e diventa memoria» ha spiegato il regista, invitando i ragazzi a sperimentare queste sue parole anche attraverso la difficoltà della registrazione. Inoltre, Caputo ha invitato i ragazzi a non sovrapporre troppi suoni in una stessa scena, spiegando che per “Semina il vento”, ad esempio, ha seguito una scelta stilistica pre-determinata: dare spazio all’immagine ed al suono naturale. Un’idea chiara può diventare determinante, riempiendo gli spazio vuoti da dialoghi con il respiro, il vento, le foglie, i rametti man mano che vengono calpestati.
Trama
“Semina il vento” racconta gli effetti dell’ILVA di Taranto, attraverso gli occhi della 21enne protagonista che torna nelle sue terre, trovando il problema del parassita che sta attaccando gli ulivi.
Nica abbandona gli studi d’agronomia e torna a casa, in un paesino vicino Taranto, dopo tre anni d’assenza, dove trova il padre sommerso dai debiti, una terra inquinata, degli ulivi devastati da un parassita. Tutti sembrano essersi arresi davanti alla vastità del disastro ecologico e suo padre aspetta solo di poter abbattere l’uliveto per recuperarne un minimo di guadagno. Invece Nica lotta con tutte le sue forze per salvare quegli alberi secolari contro l’inquinamento che ormai ha invaso anche la testa della gente, ritrovandosi ad affrontare numerosi ostacoli inaspettati.
! Allarme Spoiler: Il finale
Il film non ha un’interpretazione unica e univoca, dal momento che non tutto è traducibile in un solo messaggio. Il regista sceglie infatti di lasciare degli elementi alla libera interpretazione, perché considera la terra e la natura come degli elementi molto forti e determinanti nella vita. Così anche la religione, che acquista un ruolo prevalente, «fa parte della nostra cultura» ha dichiarato Caputo e pertanto la religione si impone, in maniera così forte, da chiedere di entrare nel film. Possiamo discutere se sia una processione pagana o religiose, ma è certo che la ritualità ha valore per tanti riti e non solo cristiani.